venerdì 20 settembre 2013

Educazione alla bruttezza


 

“Quanto sei bello!”, dice la mamma al pargolo mentre è intento a scartare inutili regali. Nel frattempo il babbo riprende tutto con la videocamera, “Guarda a papà, bravo, a papà, fai ciao-ciao con la manina a papà, ecco, bene, bravissimo, a papà”. Il bambino vedrà il suo faccione sullo schermo della nuovissima TV al plasma da 65 pollici full hd mentre la nonna commenterà così la tele-visione: “Vedi Albertino chi c’è lì? Sì, sei tu, bello di nonna, bello, bello, bello!”. Ma, un giorno, il bambino, ormai videocratizzato, crescerà, molto probabilmente non diventerà sufficientemente prestante e dovrà, di conseguenza, rinunciare al trono mediatico. Fin dai primi giorni di vita il pupo si è sentito dire “ Che carino!”, “Bello””, “Bellissimo!”, è cresciuto tra le sincere o ipocrite moine di tutti, ma, ormai giovinotto, nonostante il corso di nuoto, il tennis, il calcio, le vitamine e l’overdose di vaccini, trovandosi di fronte allo specchio, incontrerà il suo volto e scoprirà la truffa subìta. Non potrà neppure chiedere i danni. Povero piccino.
 

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