venerdì 20 settembre 2013

Educazione alla bruttezza


 

“Quanto sei bello!”, dice la mamma al pargolo mentre è intento a scartare inutili regali. Nel frattempo il babbo riprende tutto con la videocamera, “Guarda a papà, bravo, a papà, fai ciao-ciao con la manina a papà, ecco, bene, bravissimo, a papà”. Il bambino vedrà il suo faccione sullo schermo della nuovissima TV al plasma da 65 pollici full hd mentre la nonna commenterà così la tele-visione: “Vedi Albertino chi c’è lì? Sì, sei tu, bello di nonna, bello, bello, bello!”. Ma, un giorno, il bambino, ormai videocratizzato, crescerà, molto probabilmente non diventerà sufficientemente prestante e dovrà, di conseguenza, rinunciare al trono mediatico. Fin dai primi giorni di vita il pupo si è sentito dire “ Che carino!”, “Bello””, “Bellissimo!”, è cresciuto tra le sincere o ipocrite moine di tutti, ma, ormai giovinotto, nonostante il corso di nuoto, il tennis, il calcio, le vitamine e l’overdose di vaccini, trovandosi di fronte allo specchio, incontrerà il suo volto e scoprirà la truffa subìta. Non potrà neppure chiedere i danni. Povero piccino.
 

martedì 27 agosto 2013

Gastroscopies Zoo

 
Un tempo, dopo essere tornati da un viaggio, si costringevano parenti e amici alla visione delle relative diapositive sviluppate, reportage d’obbligo della vacanza trascorsa, ora gli scatti delle gite si divulgano attraverso il faccia-libro. Per non parlare poi delle foto dei figli, orrendi pargoli mostrati con orgoglio su social-account appartenenti ad ancor più terrificanti genitori. Mi ricordo quando i padri custodivano le foto del neonato nel portafoglio per poi mostrarle timidamente ai colleghi d’ufficio i quali, a denti stretti, bluffavano un “Che carino!”. Adesso, attraverso il bottoncino “mi piace”, la mamma e il papà sono ancora più soddisfatti del loro scarrafone, totalmente appagati dai numerosi apprezzamenti conteggiati sotto l’effigie dell’erede. Poi sul faccia-libro c’è Poesia… Cieli in stanze di magrittiana memoria, citazioni, lirismi, video d’autore postati in bacheca nella speranza che qualcuno clicchi “mi piace” al fine di avere conferma della propria esistenza e tanta altra paccottiglia soavemente d’essai. Poi ci sono gli album dei matrimoni… La madre della sposa, reduce da scatenato shopping ai grandi magazzini, sembra una lanterna cinese, la sposina indossa un abito in organza e alcantara realizzato su misura da un eccentrico neo-stilista d’avanguardia ex-tappezziere (la leggenda narra che l’uomo, mentre era intento a foderare un divano, abbia capito, per non si sa quale nesso, che la moda era la sua vera vocazione a causa di un prurito intimo dovuto all’impossibilità di farsi un bidet dopo l’espletamento delle funzioni fisiologiche). Lo sposo è inguardabile, la camicia gli cinge lo stomaco, un bottone è già zompato durante l’aperitivo nell’immancabile insalata di farro. Poi ci sono i compleanni dei nonni… Neanche George Romero avrebbe osato tanto. La nonna ha in testa una coroncina di plastica in stile miss moribonda, il nonno è trapassato, ma quasi nessuno fa caso a lui perché troppo impegnati a trangugiare un butirroso tiramisù fatto coi pavesini, solo un moccioso tenta invano di far resuscitare il morto fischiandogli nell’orecchio con una linguetta di Menelik. Non dite che era possibile evitare cotanta nefandezza facendosi gli affari propri, no, certe cose sono state create per essere viste. Voglio le gastroscopie.
 

martedì 6 agosto 2013

Post Fukushima


Redentori si specchiano l'uno nel'altro con sincronismo perfetto. Ai redenti si consiglia il suicidio. L'insegna Esther Williams: God Bless You spicca sulla collina. Tra due specchi l'agonia si moltiplica all'infinito: una fila interminabile di uomini desiderosi di carne, soldati al servizio della necrofilia di stato, viene quotidianamente liberata dopo anni di torture. Ogni giorno molti uomini e donne vengono sguinzagliati per seminare terrore. La città è popolata al 90% da vecchi perché tutti i nuovi nati vengono sequestrati prima del concepimento: un segnale individua nella donna il desiderio di maternità, riesce a dare forma a quel pensiero ancor prima che possa essere fecondata. Loro plasmano il feto in laboratorio. I redenti vengono resi allegri con una stereofonia di polveri e in poco tempo sepolti. Il monitor, residuato archeologico di un mondo che non è più, riceve segnali ad intermittenza: trasmissioni con cani di razza senza denti e con occhi di cristallo. Un cane ha il corpo interamente coperto di spilli, è immobile, forse imbalsamato. Vomito prieto, yellow fever.
Il Capo guarda dall'alto pisciando dal balcone. Una donna, ad un angolo della strada, sotto il mio vecchio appartamento dove abitavo tanto tempo fa, allatta vecchi e boy-scouts fuori tempo massimo. I vecchi hanno la precedenza. La donna porta al collo un amuleto-svastica con al centro un occhio sotto formalina, alle orecchie sono appese altre orecchie attaccate alle sue con stuzzicadenti che le infilzano i lobi, alle estremità degli stecchini ha dei cherry tomatoes.
La casa dove abitavo è stata presa dai CP, milizia in divisa d'ordinanza da Cappuccetto Rosso, sempre pronti a sparare a chiunque non sia in regola con un codice che in realtà non esiste. Il capo dei CP si chiama Heidi ed è l'unico che si differenzia dagli altri Cappuccetti Rossi perché non è, per l'appunto, un Cappuccetto Rosso, ma è Heidi.
Ho l'alito pesantissimo, mi faccio schifo da solo. La città è invasa dai conigli, che però è proibito mangiare, pena la morte. I conigli sono diventati animali carnivori, rosicchiano le dita ai bambini in culla, sono voracissimi. Dormire su una panchina è molto pericoloso, potrebbero unirsi in branco e sbranarti; questa è una misura antibivacco che venne presa dal Direttore del Nonsoché molti anni fa. La mia casa fu. Io fui. La mia casa non è più. Mia madre scorreggiava in finestra, per questo fu internata. Mi ricordo che commentava il passaggio degli alti funzionari con sonore petardate di culo. I funzionari andavano in bicicletta, sul sellino era posizionato un grande fallo che si infilavano in culo sedendosi. Ad ogni passaggio del Prefetto o chicchessia mia madre sottolineava il momento con rutti e scorregge vigorose. È stata internata per peti molesti e la mia casa messa sotto sequestro. Mio padre non so chi sia. L’uso di quei particolari sellini era legato ad uno strano divieto che impediva qualunque tipo di rapporto affettivo slegato dal meretricio e gli uomini con prole erano obbligati ad utilizzare tonache color salmone e a muoversi con quel tipo di velocipede. Ricordo che tutte le mattine il fornaio caricava la sua figliola di troia in canna e la accompagnava a scuola; lui mentre montava in bici emetteva uno strano lamento: un misto tra soddisfazione e dolore. Sì, perché qui non ci sono più malattie, tranne le emorroidi.
In questo governo non c'è il culto di nessuno, c'è solo un Capo, vecchio e stanco che ogni tanto piscia dal balcone, o svuota il pappagallo in testa a qualche passante. I Cappuccetti Rossi sono una milizia al servizio di nessuno. Il profitto, e il concetto di nazione che ne deriva, è stato ampliamente superato ed è iniziato un vaudeville senza senso. Il denaro non esiste più, non c'è la fame nel mondo perché si è scoperto che i topi sono very delicious e si riproducono con grande velocità. Ognuno ha il suo piccolo allevamento di proteine. Io stesso allevo grosse pantegane che, di tanto in tanto, mi mozzicano mentre pulisco la loro gabbia piena di merdine. Il cinema non esiste più, almeno inteso come una volta, ora ci sono ologrammi a gettoni che riproducono scene di sesso, la maggior parte tra specie diverse, donne con cani oppure con una nuova specie simile a una scimmia, ma con testa umana e fallo equino. Un genere che ha largo seguito. I trans, una volta molto in voga, sono stati per anni allevati, riempiti di silicone e poi, una volta passati di moda, frullati nel tritatutto gigante.
I trans e non le trans, era vietato chiamarli al femminile: pena la morte o il ritiro della patente.

lunedì 5 agosto 2013

Chi si occuperà dei gatti?

 
L’uomo che abitava di fronte casa mia, in un garage pieno di gatti, è morto stamane, infarto pare, ma la polizia, dopo aver fatto sfondare la porta dai pompieri, è stata costretta a chiamare il magistrato. “È la procedura” sento dire. Non so quanti anni avesse, più di 70, meno di 80. Al primo piano dello stesso palazzo, una donna seduta in cucina si massaggia la guancia con un panno pieno di ghiaccio, mal di denti, un cazzotto? Boh. È morto un uomo solo, solo in compagnia dei gatti, ora sono i gatti ad essere soli. Abitava in quel garage già da un po’, dalla strada una breve ma ripida discesa conduceva verso la sua porta a vetri. Da un balcone pieno di fiori, una vecchia guarda incuriosita l’arrivo dell’ambulanza, dei poliziotti e dei vigili del fuoco. Nessuno dei condomini interpellati sa niente del defunto, chi fosse o se avesse parenti o amici. Arriva anche la padrona del negozio di generi alimentari all’angolo, poco dopo si allontana turbata. “Qualcuno dei vicini potrebbe sapere chi era il suo medico curante?”. No, nessuno lo sa. L’uomo viveva di un piccolo sussidio e dava una mano in un bar, pochi spiccioli, e qualche tramezzino avanzato da dividere con i gatti. Bevo un sorso di caffè. Chi si occuperà dei gatti?